caffè decaffeinato

Caffè decaffeinato: cos’è e come si ottiene

Il caffè è indiscutibilmente un momento di piacere, ma in molti non riescono a godersi appieno l’attimo oltre a una certa ora della giornata: la caffeina infatti accelera il battito cardiaco e “tiene svegli”, motivo per cui spesso si preferisce il caffè decaffeinato. Scopriamolo: cos’è e come si ottiene, cercando di rispondere alla domanda che si fanno tutti… ha lo stesso sapore del caffè normale?

La caffeina è una potente sostanza neurostimolante, molto utile all’organismo. Il caffè decaffeinato non è completamente privo di caffeina ma ne contiene una percentuale molto ridotta. Negli ultimi anni, alcuni approfondimenti si sono dedicati a scoprire se il caffè decaffeinato provochi danni alla salute. Ci teniamo quindi a precisare che no, non provoca assolutamente danni: semplicemente, un caffè decaffeinato perde qualche proprietà buona della caffeina (contenendone meno), e come il caffè normale e altri cibi o bevande potrebbe accentuare anche lui problematiche legate a gastrite; inoltre, il caffè decaffeinato è più sensibile al deterioramento. Tutto qui, potete godervelo con gioia.

Cos’è il caffè decaffeinato

Per caffè decaffeinato si intente un caffè dal quale è stata eliminata gran parte della caffeina naturalmente presente: è decaffeinato solo se contiene pari o meno dello 0,1% di caffeina a prescindere dalla tipologia di caffè di partenza.

Non è un processo semplicissimo e i primi passi sono stati fatti nel Novecento dal fondatore di una nota marca di decaffeinati: ha iniziato a trattare i chicchi usando vapore e solventi organici. Il tempo, poi, e la tecnologia hanno affinato le tecniche e ci han permesso, oggi, di arrivare a un caffè decaffeinato che abbia al 100% l’aroma del caffè naturale.

Come si ottiene

Dal Novecento sono state impiegate diverse tecniche di decaffeinizzazione, tre per l’esattezza. Le approfondiremo.

Anidride carbonica

Ecco la tecnica più complessa ma anche più largamente impiegata: serve una pressione molto elevata in quanto la decaffeinizzazione così ottenuta sfrutta l’anidride carbonica nei suoi diversi stati, da liquida a gassosa. Si parte quindi – come agli inizi – da semplice vapore che sottopone i chicchi ad un’umidità del 30-50%; la fase successiva è l’estrazione della caffeina tramite anidride carbonica sottoposta a elevatissima pressione (stato supercritico, che agisce come un solvente); la caffeina estratta è quindi depurata e riciclata per l’industria farmaceutica, mentre i chicchi sono essiccati come conclusione del trattamento.

Anidride carbonica

Il diclorometano è un solvente organico in cui si immergevano i chicchi di caffè con lo scopo appunto di dissolvere la caffeina. Per anni è stato il metodo più diffuso, rimpiazzato poi dall’anidride carbonica in quanto più “certo” e naturale. I dubbi riguardavano soprattutto eventuali tracce di solvente che potenzialmente sarebbero potute rimanere nel caffè, cosa che un’essiccazione fatta a regola dovrebbe comunque prevenire completamente.

Carboni attivi

Dopo essere stati immersi in acqua riscaldata, i chicchi sono filtrati ricorrendo a carboni attivi che trattengono la caffeina. All’apparenza sembra la tecnica più innocua, ma non lo è: l’acqua calda abbatte moltissime proprietà organolettiche del chicco, rovinandolo e declassandolo di qualità.

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